giovedì, ottobre 6

Shaft, di Ernest Tidyman ed Sur

Quando ho visto appoggiato al ripiano della libreria il profilo di una pantera nera su sfondo blu notte e il sottotitolo “un detective nero sulle strade di New York” ho capito che l’avrei letto e ne avrei poi scritto qualche riga rivitalizzando questo blog.

Alla SUR riescono bene due cose: riscoprire libri interessanti e fare copertine che spaccano. Tutto, dal font alla scelta dei colori, dalla pantera lucida che ruggisce sotto un cavalcavia della New York degli anni ‘70, ci fa capire che questo si Ernest Tidyman è un libro tassello, uno di quei libri che caratterizzano un genere, e così, a lettura fatta, effettivamente è. Non è una copertina stereotipata come lo è la storia, ma perché è una trama che ha fatto scuola, perché è la dannata espressione di tutto ciò che in un hard boiled degli anni ‘70 devi trovare.



 Essere uno sceneggiatore bianco di Cleveland e scrivere di un detective nero nel 1968 è stato qualche cosa di estremamente innovativo. Ora potrei parlare del film con Richard Roundtree uscito l'anno dopo la prima pubblicazione o della magnifica colonna sonora di Isaac Hayes che gli valse un Oscar come migliore musica, potrei parlare di come questa pellicola lanciò la Blaxploitation cinematografica ma non lo farò perché non sono esperto di cinema e perché le immagini che questo hard boiled forma nella mia testa sono quelle dei film di Tarantino o Guy Ritchie.


Ernest scriverà ancora di lui fino al 1975, quando stanco della sua creatura, decisa di farlo morire mettendo fine ad una saga che diede le fondamenta ad un genere ancora poco esplorato e definito ma che da quel momento in poi sarà impossibile da ignorare.

Violento, cinico, con un particolare senso della giustizia, con l’impulsività dei suoi 29 anni e la determinazione di un nero cresciuto ad Harlem. Ragiona come un bianco, si muove come un nero e dovrà disinnescare una bomba gigantesca. La polizia è nel panico: la mafia italiana, la malavita nera e un movimento per l’emancipazione razziale stanno per scontrarsi. I morti per le strade di New York si conteranno a centinaia. Forse solo Andreozzi, uno sbirro italo-americano, sta capendo qualche cosa in questa faccenda del cazzo: ha capito cosa deve fare, ma sopratutto cosa non deve fare: fermare Shaft.
 
 “Quarantott’ore fa temevi di dover mandare i carri armati in Amsterdam Avenue. Adesso mi proponi di fermare l’uomo che ha messo il piede sulla miccia” “Non mi piace il suo modo di fare” “A nessun poliziotto può piacere. Ma siamo realisti. La scelta e tra seguire le regole, rispettare la legge, far contento il sindaco e finire magari con un paio di centinaia di cadaveri e trenta o quaranta milioni di danni, oppure lasciare che un uomo lavori fuori dalle regole e riesca forse a impedire tutto questo” “Non possiamo proteggerlo” “Col cazzo che non possiamo. Dobbiamo! Se Shaft fira l’angolo sbagliato e va a sbattere contro il muso di un camion, siamo fregati”. “Quanto è duro?” “Non quanto crede. Ma probabilmente molto, molto di più di quanto credano gli altri. Una via di mezzo. Se c’è qualche cosa che lo spinge, è probabilmente il fatto che è solo, è nero e che è convinto di sopravvivere”.
 Una corsa per le vie di New York cercando e sfidando i propri nemici (The Warriors), una violenza incredibile, azione ed adrenalina, muscoli tesi e ossa rotte. Questa è la lettura del primo capitolo di Shaft.

 Nella traduzione di Ettore Capriolo ritroviamo dopo 40 anni in libreria un libro fondamentale, che tutti gli amanti del genere dovranno procurarsi e leggere.
Compra Shaft di Ernest Tidyman a 12,75€.

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